Intervista a mons. Francesco Ravinale

 

Continuano le nostre interviste ai vescovi sul diaconato permanente nelle loro diocesi. Questa è stata fatta mons. Francesco Ravinale¹, vescovo di Asti, che ringraziamo per la disponibilità. 

Domanda: come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Asti² in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Risposta: Per la Chiesa il ripristino del diaconato è stato sicuramente un grande dono, che ha contribuito ad arricchire la riflessione teologica sul sacramento dell’ordine con un cambio di metodo: dalla teologia dei poteri alla teologia dei ministeri. Il diaconato accentua di per se stesso il concetto di servizio e quindi della ministerialità ecclesiale. Papa Francesco ci sta facendo vedere dal vivo l’importanza di un ministero concepito come servizio e io credo che il ripristino del diaconato abbia contribuito parecchio al maturare di questo concetto. Quanto alla Chiesa di Asti la presenza dei diaconi è sicuramente positiva, nonostante i limiti delle persone e della relativamente giovane presenza del diaconato.

Domanda: come giudica il cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?

 
Risposta: Mi è difficile esprimere un giudizio sul cammino formativo previsto in diocesi, poiché il numero ridotto e la presenza sporadica di candidati costringe a una proposta molto realistica e costretta ad appoggiarsi sulla realtà esistenti. L’impossibilità di un cammino comunitario è estremamente limitante. Una proposta formativa più esigente costringerebbe a rinunciare in assoluto al diaconato permanente. Ho pensato anche di indirizzare le persone a formarsi insieme a Diocesi più ricche di candidati e quindi con la possibilità di una proposta comunitaria e di una selezione più esigente, ma temo che possa venire meno quella dimensione, pure importante, che è l’attenzione alla realtà locale. Alla prova dei fatti i diaconi operanti in diocesi stanno offrendo una presenza importante, sia di aiuto all’attività pastorale, sia di testimonianza personale. Ovviamente è importante fare in modo che ogni diacono sia invitato a fare quanto è alla portata della sua sensibilità e della sua personalità.

Domanda: come fare per superare alcune resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Risposta: Onestamente non vedo resistenze da parte del clero. I diaconi sono abitualmente bene accolti. Ovviamente si devono presentare con umiltà e discrezione, ma questa è buona norma per chiunque venga a trovarsi, ultimo arrivato, in una situazione nuova.

Domanda: Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Asti?

Risposta: Il servizio liturgico mi pare accettato ormai senza problemi. Forse i diaconi stessi devono avere maggiore semplicità nell’accettare di presentarsi con camice e stola e partecipare alla liturgia nei posti a loro assegnati. A volte qualcuno non si presenta e rimane nei banchi, il che non facilita certo il loro inserimento. L’apporto all’evangelizzazione deve tenere conto della effettiva preparazione culturale di ciascuno. Onestamente qualcuno è stato ammesso senza troppa competenza teologica e catechistica. Dove c’è una competenza effettiva, abitualmente viene invitato a metterla a disposizione. Il campo diaconia  immediatamente aperto per ogni diacono è quello della carità, forse umile, ma che comunque appartiene a un dovere primario della Chiesa e permette a ciascuno di esprimersi secondo la propria sensibilità, con la possibilità anche di agire senza essere troppo esperti di teologia.

Domanda: Quale futuro immagina per i diaconi permanenti della diocesi di Asti?

Risposta: Il futuro è condizionato dall’età che avanza e dagli acciacchi inevitabili delle persone. In Diocesi ogni diacono è accolto e trova spazio, ma deve fare i conti anche con questo genere di limitazione. Ci sarà un futuro solo se continueranno a esserci vocazioni. Qualcuno c’è, ma anche in questo campo avvertiamo l’aridità vocazionale che affligge i presbiteri e i religiosi.

Domanda: Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti della sua diocesi?

Risposta: Bisogna: 1) pregare molto; 2) essere attenti a individuare uomini di fede e disponibili al servizio; 3) con capacità di accoglienza; 4) chiedendo una giusta competenza, ma superando la tentazione del perfezionismo; 5) se poi il Signore dona la possibilità di camminare insieme per un sufficiente numero di candidati si può anche formulare un piano formativo adeguato.

Michele Bennato  3.2.14

 

¹Mons. Francesco Guido Ravinale è nato ìl 17 aprile 1943 a Biella. Ha frequen­tato gli studi nel Seminario diocesano della sua città e conseguito il Dottorato in Teolo­gia spirituale presso l’Istituto di Pastorale della Pontificia Università Lateranense (Roma). Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 25 giugno 1967 ed è stato incardinato nella Diocesi di Biella, ricoprendo poi i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale; Parroco e Vicario Foraneo; Direttore del Seminario Diocesano; Delegato Spirituale diocesano per l’Evangelizzazione e la Catechesi; Delegato diocesano per il Diaconato Permanente; Delegato diocesano e regionale dell’Associazione Familiari del Clero; Assistente Spiri­tuale dell’OFTAL diocesano; Canonico del Capitolo Cattedrale; Rettore del Santuario di Oropa, incarico che attualmente detiene. Il 21 febbraio 2000 è stato eletto vescovo di Asti da Giovanni Paolo II (papa dal 1978 al 2005) e consacrato nel Santuario di Oropa il 25 marzo 2000 dall’arcivescovo di Torino, Severino Paletto, co-consacranti l’arcivescovo di Vercelli, Enrico Masseroni, e il vescovo di Biella, Massimo Giustetti. Ha iniziato il suo ministero episcopale ad Asti il 2 aprile del 2000.

²La diocesi di Asti, la cui fondazione risale probabilmente agli inizi del V secolo, è sede vescovile suffraganea di Torino, conta attualmente 128 parrocchie raggruppate in 10 vicarie (della Città, delle colline Alfieri, della Val Triversa, del Pianalto, del Card. Massaia, del la Val Rilate, del la Val Versa, di monsignor Cavanna, del la Val Tiglione e della Madonna di Loreto), a loro volta riunite in cinque zone pastorali (urbana, Asti Ovest, Asti Nord, Asti Est e Asti Sud). I presbiteri diocesani sono 86, quelli religiosi 15, mentre sono 11 i diaconi permanenti. Annovera tra i suoi figli prestigiosi: San Giuseppe Marello (1844-1895), fondatore degli Oblati di San Giuseppe, il Card. Guglielmo Massaia (1809­1899), frate cappuccino missionario in Etiopia, ed Card. Giuseppe Gamba (1857-1929), Arcivescovo di Torino dal 1923 al 1929.